In teca, sono esposti alcuni preziosissimi oggetti che la tradizione dei Tesorieri Reali della Cattedrale, vuole siano appartenuti a Marco Boemondo d'Altavilla.
1) Urna di 30 kg di peso in alabastro egiziana. Si tratta di un tipico vaso canopo, utile ai riti sepolcrali egizi. Tale pratica funeraria, si è estesa per millenni, ritrovandosi durante la romanizzazione di questa parte dell'Impero, tra la fine del I secolo d.C. e il II secolo, con la moda egittizzante. Quest'ultima, vide l'acquisizione in Occidente di alcuni modelli di vita e sepoltura, da parte di una élite aristocratica filo orientale. L'esemplare in possesso al Museo, si compone di una cista con due manici abbozzati ai lati. Potrebbe essere datata al periodo egittizzante romano. Ai tempi di Boemondo, se ne contavano due esemplari, forati all'interno per contenere un cero acceso o una lampada ad olio, che sfruttavano la lucentezza dell'alabastro per amplificare l giochi di luce
2) Si tratta di un reliquiario di San Giacinto Martire, appartenuto a Roberto il Guiscardo, padre di Boemondo. E' in oro e si compone di una parte superiore databile al XII secolo e alla base, sostituita certamente del Quattrocento in stile aragonese. Presenta delle mirabili decorazioni a foglie stilizzate sul calice.
3) Parte di decorazione bronzea, a forma di testa di leone, appartenente all'originale portone del XII secolo della Regia Cappella Palatina normanna. Il portale, stando alle fonti scritte, era in pesante legno di castagno, con formelle bronzee applicate e teste leonine. Fu distrutto dall'assedio turco del XV secolo. Le formelle bronzee, così come le pesanti porte del Mausoleo di Boemondo, erano opera del bronzista Ruggiero Da Melfi.